C’è una battuta di spirito secondo cui chi crede nella possibilità di uno sviluppo illimitato in un mondo finito, o è un pazzo oppure è un economista.
L’economista Serge Latouche, divenuto famoso per l’idea della decrescita (espressione adottata a fini divulgativi, perché il suo inventore preferirebbe parlare di a-crescita, di non crescita), ha posto la critica alla crescita infinita alla base di tutte le ricerche da lui condotte per una vita.
L’idea della a-crescita nasce da una visione audace e coivolgente, che l’autore ha illustrato nel suo libro “L’invenzione dell’economia” (Bollati Boringhieri, Torino, 2010, ed. orig. 2005): l’economia come scienza economica è una costruzione mentale nata nel settecento, che così come è nata è destinata a morire. Magari nel nostro secolo.
Fondamentali, per la nascita della scienza economica, sono state le trasformazioni avvenute, tra il Rinascimento e il secolo dei Lumi, in due concezioni fondamentali sull’uomo e sulla società: quella dell’ordine naturale e quella del rapporto tra l’amor sui, l’amore per sé stesso, e l’amor Dei, l’amore di Dio (con l’amore per il prossimo come variabile dipendente).
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